Orlando Furioso
da Ludovico Ariosto
regia Armando Punzo
musiche Pasquale Catalano
collaborazione artistica Nicola Rignanese
scene e costumi Valerio Di Pasquale, Carmen Lòpez Luna con la collaborazione di Gianni Gronchi, Luisa Raimondi
organizzazione Cinzia de Felice, Silvia Montorzi
ufficio stampa Anna Cremonini
amministrazione Paolo Broglio Montani
si ringraziano per la collaborazione Laura Cleri e Andrea Salvadori
con i detenuti-attori della Compagnia della Fortezza D’Jedid Abbisalem, Massimo Ariostini, Alfonso Avella, Saverio Barbera, Nicola Bello, Nicola Camarda, Francesco Capasso, Francesco Chiappara, Antonio Cinque, Adriano Dell’Anna, Giuseppe Di Cosola, Ludovico Di Leva, Natale Di Maio, Michele Ferraro, Giuseppe Fortebracci, Francesco Grillo, Luca Iacono, Mario Izzo, Rocco Liberti, Antonio Linguanti, Biagio Manni, Antonio Mammino, Gennaro Monaco, Ben Hammed Moncef, Matteo Monteseno, Raffaele Prete, Leonardo Priolo, Giuseppe Raineri, Luigi Riccio, Andrea Salvatori
produzione Carte Blanche
Occorre fare un passo indietro: prima di affrontare l’“Orlando Furioso”, bisogna capire cosa sta succedendo. La Compagnia ha rischiato di sparire. Abbiamo vissuto difficoltà enormi, all’esterno del carcere, che si riflettevano sul teatro: siamo arrivati a capire che non saremmo potuti andare avanti. Ci siamo sentiti come Pupi siciliani appesi in un armadio che una volta all’anno vengono tirati fuori per poi essere richiusi dentro. E allora, da parte mia, è venuto il bisogno di scuotere questa situazione, proprio con il teatro. Leggevo testi, pensavo al nuovo lavoro, ma sempre avevo in me l’idea imprescindibile di morte: non una morte letteraria, ma quella certa, concreta, vicina, oggettiva della Compagnia e del nostro lavoro durato dieci anni. Non vedevamo prospettive ed affrontavamo questa produzione come fosse l’ultima. Stavamo perdendo un grande amore. Poi Ariosto, l’“Orlando Furioso”, ad un certo punto è apparso come simbolo di una mancanza di amore. Una mancanza che riconoscevamo tra noi, ma soprattutto in tutti quelli che ci stavano attorno. “Orlando Furioso” è arrivato come un antidoto alla malattia, al virus, all’abbandono, alla morte. La ricerca di Angelica è in realtà la ricerca della vita, l’ansia della vita nella nostra situazione di morte vicina. Questo ci ha aiutati a ritrovare un senso. Siamo partiti dall’immagine dei Pupi siciliani, da quello che resta nella nostra memoria di questa antica forma d’arte, da quegli occhi che nel silenzio del retroscena, dove sono rimasti ordinatamente appesi, ti guardano dicendo tutto senza dirti nulla. Sono apparsi i bambini, i giochi di quand’eravamo bambini. Orlando per noi è dunque anche il gioco di trovare le voci, le parole, il gioco della finzione, dell’immaginazione. «…Quanto più Orlando, nella sua folle ricerca d’amore, si sveste della sua armatura, tanto più diventa uomo», mi aveva suggerito Mimmo Cuticchio mostrandomi le sue creature e il suo teatro dei Pupi a Palermo. Abbiamo provato a lungo seduti, tutti seduti. Non lo avevamo mai fatto. Era come se non avessimo le gambe. In quella stanza non potevamo appenderci e per alcuni mesi ci siamo immobilizzati su quelle sedie. E se prima cercavamo di asciugare, di togliere, di scavare, oggi ci troviamo ad inventare, a creare, a cercare qualcosa che porti alla teatralità del teatro. Abbiamo lavorato dall’esterno verso l’interno, abbiamo cercato nel poema dell’Ariosto il piacere di fare e giocare con il teatro.
Non vedevamo luce, solo cunicoli bui e questo percorso alla ricerca del teatro è stato anche un percorso dentro di noi, nella nostra storia. Di fronte alle difficoltà, alla mancanza di speranza, si sono imposte scene, voci, personaggi.
E’ come se il nostro teatro si fosse perduto nei meandri di un labirinto giocoso che è l’“Orlando Furioso”, ma che è anche un luogo fisico concreto dove tutti cercano tutto e tutti e non possono che ritrovare se stessi.
Armando Punzo
prima rappresentazione
20, 21, 25, 26 luglio 1998
Carcere di Volterra