Beatitudo
Carte Blanche – Centro Nazionale Teatro e Carcere e TieffeTeatro
con il sostegno di MiBACT – Ministero dei beni delle attività culturali e del turismo, Regione Toscana, Comune di Volterra, Comune di Pomarance, Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, ACRI – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, Ministero della Giustizia – Casa di Reclusione di Volterra, Accademia dei Riuniti – Teatro Persio Flacco
con il contributo del Consiglio Regionale Regione Toscana
BEATITUDO
anteprima nazionale
Regia e drammaturgia di Armando Punzo
Liberamente ispirato all’opera di Jorge Luis Borges
musiche originali e sound design Andrea Salvadori
scene Alessandro Marzetti, Armando Punzo
costumi Emanuela Dall’Aglio
coreografie Pascale Piscina
aiuto regia Laura Cleri
assistente alla regia Alice Toccacieli
aiuto scenografo Yuri Punzo
decorazioni e arredi Silvia Betoni
collaborazione drammaturgica Alice Toccacieli, Francesca Tisano, Salvatore Altieri, Fabio Valentino, Elisa Betti
documentazione fotografica e foto di scena Stefano Vaja, Pier Nello Manoni
documentazione video Nico Rossi, Francesco Zollo, Teresa Bucca/ VaiOltre!
direzione organizzativa Cinzia de Felice
organizzazione generale Domenico Netti
amministrazione generale Isabella Brogi
direzione tecnica Carlo Gattai
light designer Andrea Berselli
sound Alessio Lombardi
costruzioni Elisa Bertini
in scena Armando Punzo, Salvatore Altieri, Sebastiano Amodei, Antonio Arienzo, Mohammad Arshad, Yosmeri Armas Castilla, Andrej Ayala, Said Bahy, Saverio Barbera, Nikolin Bishkashi, Christian Bracci, Paolo Brucci, Mario Cabras, Placido Calogero, Rosario Campana, Vincenzo Carandente Giarrusso, Maxwell Caratti, Emanuele Caruso, Diego Carvalhais, Roberto Cecchetti, Gillo Conti Bernini, Giuliano Costantini, Ismet Cuka, Pierluigi Cutaia, Elis Dedei, Lucio Di Iorio, Fabrizio Dipasquale, Lucio Di Roberto, Domenico Donato, Nicola Esposito, Vitale Esposito, Vincenzo Fagone, Fan Faquan, Salvatore Farina, Giovanni Fontana, Giuseppe Galiano, Salvatore Giordano, Yana Zoe Giuffrida, Nunzio Guarino, Antonio Iazzetta, Massimo Interlici, Ibrahima Kandji, Naser Kermeni, Kujtim Kodra, Urim Laci, Domenico Maggio, Mbaresim Malaj, Massimo Marigliano, Paolo Marino, Jetmir Marku, Manuel Marrese, Luca Materazzo, Giovanni Mazzola, Gaspare Mejri, Nico Merola, Francesco Nappi, Tarek Omezzin, Luigi Palummo, Marian Petru, Eva Pistocchi, Ciprian Putanu, Francesco Randazzo, Hamadi Rezeg, Jhen – Aimè Riuambula, Tip Sai Saiw, Adrian Saracil Nicusor, Mario Serban, Giacomo Silvano, Vitali Skripeliov, Vincenzo Sorio, Gaetano Spera, Julian Sula, Simone Tarantino, Lucian Tarara, Luciano Testa, Mestan Thaqi, Francesca Tisano, Massimo Torre, Orazio Vaccaro, Tommaso Vaja, Fabio Valentino, Alessandro Ventriglia, Giuseppe Venuto William Villanova, Sinan Wang, Tony Waychey, Jian Dong Ye, Carlo Zingarello e il giovanissimo Marco Piras
ensemble di percussioni Quartiere Tamburi / Marzio Del Testa, Iago Bruchi, Riccardo Chiti, Lucio Passeroni, Andrea Taddeus Punzo de Felice
collaborazione artistica Adriana Follieri, Giulia Guastalegname, Daniela Mangiacavallo, Pier Nello Manoni, Marco Mario Gino Eugenio Marzi, Marta Panciera, Luisa Raimondi, Eleonora Risso, Luca Dal Pozzo, Francesca Lateana, Alessandra Pirisi, Eva Cherici, Valeria Bertini
assistenti stagisti Massimiliano Carastro, Roberta Castorina, Roberta Rotante, Carlo Genova, Sebastiano Sicurezza, Ilaria Errigo, Irene D’Alò, Laura Danieli, Eleonora Gusmano, Assunta Nugnes, Giulia Battinelli, Alessia Romano, Alma Arzilli
Le date
- dal 23 al 26 luglio 2018 ore 17.00 – Fortezza Medicea/Casa di Reclusione – Volterra
- 29 luglio 2018 ore 21.00 – Teatro Persio Flacco – Volterra
- 6 e 7 ottobre 2018 – Teatro Verdi – Pisa
- 8, 9 e 10 febbraio 2019 – Teatro Menotti – Milano
- 30 e 31 marzo 2019 – Teatro Arena del Sole – Bologna
- dal 24 al 28 aprile 2019 – Teatro Massimo – Cagliari
Sono infiniti i personaggi di Borges, vengono da tutte le epoche, come a rappresentare l’intero universo. Tra queste innumerevoli figure, così fortunatamente lontane dai caratteri della vita, ce n’è una, Funes, che vuole liberarsi della sua memoria sterminata e rinominare il mondo. Sarebbe giusto, auspicabile, vivere nelle innumerevoli possibilità, obliandosi, fuori dalla storia e ancora di più dalla vanità della propria storia. Fondiamo la nostra vita su quello che siamo, non su quello che potremmo essere. E in questa staticità perdiamo il gusto del rischio di essere come non sapremo mai. Il voler dimenticare di Funes è il nostro desiderio di poter vivere al di fuori della vita passata, futura e presente.Tra i tanti personaggi di Borges sentiamo più vicini i più lontani dalla vita, quelli che tradiscono meglio le nostre aspettative, che non ci danno appigli per riconoscerci, ci sfumano tra le mani e si rendono imprendibili, consegnandoci un movimento, indicandoci una possibilità che sembra non appartenerci. Averroé, Cartaphilus, Pierre Menard, l’Uomo Grigio, Almotasim, Emma Zunz, Asterione, Tzui Pen non sono attuali, non soddisfano la nostra fame bulimica di riconoscibilità, non ci appartengono, non ci ripetono, non possiamo possederli, violentarli con il nostro sguardo e la nostra interiorità a caccia dell’anima gemella, non li possiamo vendere facilmente al mercato dei teatri della nazione, non assomigliano a nessuno di noi, non un suono che proviene da loro è un suono che ci appartiene, la loro parola non è la nostra, le loro parole sono lievi. Anche i luoghi dei suoi racconti e delle sue poesie non si prestano alla narrazione, non si materializzano in coordinate tangibili, sono sospesi, insapori, sbiaditi, come in un alto ipotetico mitico luogo che vuole essere bagnato dalla luce del sogno e non della realtà. Sono personaggi simbolici anch’essi, alla pari di quelli che, solo perché dotati di orecchie, occhi, bocca e un cuore, dovrebbero più naturalmente incuriosirci. La biblioteca, il labirinto, l’infinito, lo specchio, il giardino dei sentieri che si biforcano, le rovine circolari sono i protagonisti principali del mondo di Borges, il seme delle sue più profonde riflessioni, i luoghi di un’altra vita, circostanze innaturali che sospendono il tempo e donano una profondo senso di inadeguatezza. È come se avesse disegnato un nuovo volto, come se tutta la sua opera avesse luogo in un corpo ideale, come se fosse quella parte mancante, la punta di uno spillo in noi che cerca il suo spazio, che fa degli uomini, uomini in perenne ricerca di un senso che sfugge. “Voleva sognare un uomo, sognarlo con minuziosa interezza, e imporlo alla realtà”, mi sembra il compito che si è dato la Fortezza per trent’anni. Asciugare le acque di un fiume in piena, prosciugarle prima che inondino le pianure circostanti travolgendo tutto quello che incontrano sul loro cammino, procurando distruzione e morte, è questo il teatro che cerca di arginare la vita che dilaga in noi senza nessun freno, vita che rompe gli argini e si insinua in tutte le pieghe della nostra esistenza per possederci e soffocarci con il suo fluido limo, è questo il teatro che solleva solide barriere e svela in noi spazi inesplorati e segreti, impermeabili e irraggiungibili da queste acque sinistre e violente. Il fiume della vita scorre fino a che non inizia a scorrere la montagna che in esso si specchia immobile, silenziosa e imprevedibile.
Armando Punzo