Il Libro della Vita – La storia di Alì
di Mimoun El Barouni e Armando Punzo
ideazione e regia di Armando Punzo
con Jamel Soltani
costumi Emanuela Dall’Aglio
collaborazione artistica Laura Cleri, Alessandro Marzetti, Pascale Piscina, Manuela Capece, Barnaba Ponchielli
organizzazione generale Cinzia de Felice
coordinamento Domenico Netti
amministrazione Isabella Brogi
direzione tecnica Carlo Gattai, Fabio Giommarelli
foto di scena Stefano Vaja
produzione Carte Blanche – Centro Nazionale Teatro e Carcere/Festival VolterraTeatro
con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Comune di Volterra, Regione Toscana, Provincia di Pisa – Centro di Formazione Professionale Volterra, Cassa di Risparmio di Volterra, Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, Ministero della Giustizia-Casa di Reclusione di Volterra
Il Libro della Vita è uno spettacolo biografico che racconta la storia di Mimoun El Barouni, attore della Compagnia della Fortezza che, guidato da Armando Punzo, decide un giorno di scrivere e raccontare la sua vita, fatta di un mondo berbero, di rabbia, di non riconoscenza, di poesia. Una piéce dura e avvincente, piena di dolore e di vita.
La scommessa è quella di partire da un’apparente non teatralità per aprire nuove finestre di conoscenza sul mondo e sulle possibilità di fare teatro.
Lo spettacolo affronta temi di grande attualità: immigrazione clandestina, il sogno americano, il viaggio in nave, l’approdo alla realtà, il carcere.
Mimoun dopo essere uscito dal Carcere tre anni fa, ha continuato a fare l’attore con la Compagnia della Fortezza partecipando a diversi spettacoli che sono stati ospitati in numerosi teatri e festival italiani e stranieri. E’ stato scritturato anche da altre produzioni teatrali ottenendo sempre ottimi risultati professionali. Attualmente vive con la moglie in Finlandia dove continua la sua professione.
Crediamo che la sua storia, dura e rabbiosa, ma in fondo a lieto fine, debba continuare ad essere raccontata e guardata come emblema.
In scena Jamel Bin Salah Soltani, attore nord africano, anche lui storico componente della Compagnia della Fortezza, che per la sovrapposizione di storie e situazioni narrate nel testo, con quelle della sua vita, lo interpreta con drammatica intensità e struggente coinvolgimento.
«Lo sguardo della poesia brucia nell’attualità, o l’attualità si consuma e brucia nella presenza di un corpo di poesia? Questa domanda prende le sembianze di un concreto progetto drammaturgico nel racconto in prima persona di Alì, attore marocchino della Compagnia della Fortezza, racconto intervallato alla scansione di versi e teso alla creazione di una forma della biografia, dove tutto si congiunge: esperienza e sogno dell’esperienza, viaggio e sua immaginazione. Il viaggio nell’inferno del nostro tempo sfida non solo la possibilità dell’essere detto, ma anche il dominio della forma, in questo caso della forma di una drammaturgia ridotta veramente all’osso: un tavolino, una sedia, un quaderno davanti e un uomo che parla. Parla di sé, della sua famiglia lasciata, dell’impegno politico e intellettuale, del carcere, e dà vita a questa forma della biografia sulla scena. Il teatro dell’autobiografia prende il monologo e lo sdoppia di personaggi: il padre, la madre, i ragazzi del popolo, che si alternano felicemente nell’unica voce recitante, screziandola di toni, registri, in felice alternanza: secca e densa insieme. Ombre della propria vita che emergono e prestano le proprie voci a quella, unica e multipla insieme, del protagonista.. La riflessione ostinata sul teatro, il suo senso, continua e diventa testimonianza di uno degli attori della compagnia della Fortezza. Non forma “della” vita, ma forma “nella” vita, dentro di essa, immanente ai suoi stridori.
Biografia drammaturgica o dramma di un’autobiografia: lo sbocco necessario di un teatro che possa un giorno fare a meno anche del teatro.
E’ forse un sogno estremo in cui credere con il regista di questo spettacolo Armando Punzo.»
Giacomo Trinci
prima rappresentazione
8 febbraio 2008
Teatro Ridotto, Bologna