Romeo e Giulietta – Mercuzio non vuole morire
presentazione della prima fase del lavoro
regia di Armando Punzo
scene Alessandro Marzetti, Silvia Bertoni, Armando Punzo
costumi Emanuela Dall’Aglio
assistente ai costumi Silvia Bertoni
assistenti alla regia Laura Cleri, Stefano Cenci
movimenti Pascale Piscina
video Lavinia Baroni
musiche Andrea Salvadori
collaborazione artistica Elena Turchi, Alice Toccacieli, Carolina Truzzi
collaborazione al progetto Luisa Raimondi
foto Stefano Vaja
assistente agli allestimenti Yuri Punzo
assistenti volontarie Marta Panciera, Maria Clara Restivo, Daniela Mangiacavallo, Adriana Follieri
organizzazione generale Cinzia de Felice
coordinamento Domenico Netti
amministrazione Isabella Brogi
collaborazione organizzativa Jacopo Angiolini, Josella Calantropo
collaborazione amministrativa Giulia Bigazzi
direzione tecnica Carlo Gattai, Fabio Giommarelli
disegno luci Andrea Berselli
suono Alessio Lombardi
con i detenuti attori della Compagnia della Fortezza Aniello Arena, Salvatore Arena, Antonio Arrigo, Placido Calogero, Pierangelo Cavalleri, Dorjan Cenka, Domenico D’Andrea, Rosario D’Agostino, Mario D’Urso, Pietro De Lisa, Vittorio De Vincenzi, Bruno Di Giacomo, Rosario Di Giacomo, Abderrahim El Boustani, Francesco Felici, Alban Filipi, Martin Lazri, Francesco Manno, Gianluca Matera, Massimiliano Mazzoni, Giovanni Moliterno, Raffaele Nolis, Andrea Pezzoni, Nikolin Pishkashi, Gennaro Rapprese, Rosario Saiello, Vitali Skripeliov, Jamel Soltani, Roberto Spagnuolo, Massimo Terracciano, Domenico Tudisco, David Tuttolomondo, Alessandro Ventriglia, Qin Hai Weng
produzione Carte Blanche/Volterrateatro, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Toscana, Comune di Volterra, Provincia di Pisa – Centro Formazione Professionale Volterra, Ministro della Giustizia-Casa di Reclusione di Volterra, Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, Cassa di Risparmio di Volterra s.p.a.
«Romeo
Basta, basta, Mercuzio! Tu parli di niente.
Mercuzio
Giusto, giusto io parlo dei sogni
che sono figli di una mente vagabonda
pieni soltanto di vana fantasia,
che ha meno sostanza dell’aria
ed è più incostante del vento
che ora corteggia le gelide gole del nord
e poi furibondo fugge lontano
tornando al sud in cerca di calore»
(tratto da Romeo e Giulietta, W.Shakespeare)
E’ in questo preciso istante che muore Mercuzio. Tebaldo in seguito affonderà la spada nel corpo di un uomo, ormai svuotato del suo valore più grande: la capacità di sognare. Mentre i Montecchi e i Capuleti si disputano, i loro migliori figli muoiono.
Sono le parole di Romeo che uccidono il disilluso, lo “spirito libero” della storia di William Shakespeare. Perchè il poeta si è arreso alla realtà? Perchè ha smesso di sognare? Perchè non è riuscito a staccarsi dalla tragedia della quotidianità? Forse è a causa della morte di Mercuzio, che ora diventa simbolo della fantasia, dell’immaginazione, della voglia di volare, della leggerezza, che si consuma il dramma di Romeo e Giulietta?
E’ la pesantezza di Romeo che tappa le ali alla mente vagabonda di chi, a tutti i costi, vuole parlare dei sogni. Ma cosa resta a un uomo se gli si toglie la speranza?
E se Mercuzio, oggi, potesse prendere parola e andare contro le intenzioni del suo stesso padre-autore, cosa direbbe? Forse vorrebbe lanciare una sfida al suo creatore, forse vorrebbe pronunciare le parole di Romeo: Ma è con le ali dell’amore che ho volato fino a raggiungerti/ le mura di pietra non possono fermare gli amanti/ e ciò che Amore vuole Amore lo tenta sempre!
Forse dedicate alla poesia, anziché a Giulietta, fatti dire al poeta, all’attore, all’artista, questi versi avrebbero assunto un significato immortale.
Da qui la Compagnia della Fortezza comincia il suo percorso per il nuovo lavoro. E’ da questa forte esigenza, dalla voglia di continuare a sognare, dal non volersi arrendere alla realtà, che prende avvio il progetto “Mercuzio non vuole morire”.
Non si vuole criticare, né tanto meno giudicare, il Bardo, ma soltanto rileggerlo. Cercare di trovare analogie e differenze con altri eroi della letteratura che invece non si sono arenati all’evidenza. Ulisse, ad esempio, che nonostante tutto, raggiunge la sua Itaca. Shakespeare ha messo Mercuzio (e forse ha messo anche se stesso) difronte alla scelta crudele di scegliere tra Amore e Morte, ancora una volta tra Essere o Non Essere, tra Eros e Thanatos, e da sempre, da quando è stato immortalato nei versi, in ogni replica a teatro, ogni volta che viene letto, Mercuzio è costretto a morire.
Oggi la Compagnia della Fortezza vuole forzare gli argini di questo personaggio, fargli prendere posizione e fargli riscattare la sua stessa natura di poeta e di artista: scegliere la strada dell’amore, della vita, anche quando questo volesse dire intraprendere un cammino più lungo, più difficile e in salita.
Ma il destino di Mercuzio paradossalmente è comunque segnato: come un Icaro che per raggiungere il sole vede le sue ali sciogliersi, o di un Faust che stringe un patto con il demonio in cambio di vita eterna, anche Mercuzio alla fine inseguendo la vita e i suoi sogni deve morire.
Shakespeare fa morire Mercuzio perché non riesce nemmeno a immaginare come potrebbe essere un mondo diverso. La visione di Shakespeare è inevitabilmente appiattita su quella dell’umanità.
La Compagnia della Fortezza vuole provare a immaginare un mondo diverso.
prima rappresentazione
27, 28, 29, 30 luglio 2011
Spazio Artaud, Carcere di Volterra
si ringraziano di cuore Marija Vovk, Pier Nello Manoni, Giancarlo Baronti e Don Vincenzo Guttadaura per il prezioso aiuto dato ognuno a suo modo al nostro lavoro.
un pensiero ed un ringraziamento che dureranno per sempre a Renzo Graziani grazie al quale tutto ciò ha avuto inizio e a Franco Quadri e Piera Rolandi per l’amicizia, l’attenzione ed il sostegno datoci negli anni