Atlantis capitolo 2
Compagnia della Fortezza
ATLANTIS
capitolo 2
drammaturgia e regia Armando Punzo
27 luglio /3 agosto ore 16,30
Fortezza Medicea / Casa di Reclusione di Volterra
Atlantis ha radici lontane. Nel 2015 Armando Punzo ha avviato una ricerca sul canone occidentale e sui suoi limiti, a partire dai testi di uno dei suoi massimi rappresentanti: William Shakespeare. Dopo un primo lavoro (Dopo la Tempesta, 2015-2016), nel quale l’affresco umano dipinto dal Bardo veniva messo in discussione per la sua ineluttabile graniticità, il percorso è proseguito con l’approdo alla poetica di Jorge Luis Borges (Beatitudo, 2017-2018), un autore capace con il suo surrealismo magico di offrire un diverso punto di vista sull’esperienza umana e letteraria. L’ultimo atto di questo lungo viaggio che muove dall’Homo Sapiens per andare verso un ideale Homo Felix è stato Naturae-La valle della permanenza (2019-2022), per il quale Punzo e la Fortezza hanno dato vita a un quadro visionario abitato da figure, parole e immagini capaci di dare forma a qualità interiori che esistono, hanno una loro concretezza, ma che difficilmente facciamo emergere: armonia, letizia, stupore, principio speranza…
Atlantis tenta ora un passo ulteriore nella creazione di questa opera infinita che ha al centro una riflessione sulle potenzialità dell’uomo e sulla felicità. Come in Naturae, non c’è un autore di riferimento. La drammaturgia prende forma dall’idea che si può non essere soli in questo mondo, che il sapere e la conoscenza s’incarnano in una costellazione di uomini e donne che ci traghettano verso domande non usuali.
Il loro punto di vista, la loro vita trascorsa al servizio di un’idea più grande di loro allarga gli orizzonti ristretti della nostra esistenza. Punzo sembra voler convincere il mondo intero che è possibile dar forma a un altro mondo, a un altro uomo. I suoi strumenti sono quelli che lui definisce lo sguardo infante e gli uomini straordinari che questo sguardo hanno saputo mantenere. Si tratta di ricerca utopica, di utopia come la intende Ernst Bloch: quel “davanti a noi” che prefiguriamo e che possiamo realizzare grazie al nostro impegno. La riscoperta della forza rivoluzionaria dell’utopia concreta al tempo del pensiero distopico.
La prigione reale, nella sua poetica, resta metafora di una prigione più grande dove tutti siamo rinchiusi e della quale possiamo liberarci: “Il mondo urla la sua presenza agonizzante fuori da queste mura”.
Note di regia
Il tempo buio ha sempre accompagnato il viaggio dell’umanità, questo è innegabile, fino ad essere inciso in noi come una ferita profonda che definiamo “realtà”. La Realtà. Ci si chiede se questa non sia solo parte della verità, se non sia solo una questione di punti di vista. Tutto dipende da dove poniamo il nostro sguardo, da cosa stiamo cercando, dalla qualità della nostra azione e dal modo in cui essa si riflette nel mondo. La domanda è: cos’è che ci guida? La paura che si genera da questa ferita, di cui pure siamo consapevoli, o il bisogno di non arrenderci ad essa, di non arrenderci a noi stessi compromessi da questo sguardo che annichilisce ogni altra strada? È ancora possibile concederci il coraggio di superare questo sentimento di stasi e guardare verso i segni, le forme, la concretezza di una luce non buia?
Si tratta, forse, di abitudine, di routine del nostro essere quotidiano, di dimenticanza, di mancanza di energie da convogliare verso uno sforzo che ci affatica. C’è in gioco la qualità della nostra vita, ma sembra che questo non ci interessi. Dimentichiamo. Mettiamo da parte, neghiamo, senza rendercene conto, quello che potremmo essere a favore di quello che siamo. Cerchiamo strade nel mondo dell’adesso, non pensiamo di poter uscire dal recinto in cui ci sentiamo comunque rinchiusi.
Non guardare alle nostre altre potenzialità è diventato un gioco alla moda, non solo per la politica, ma anche per molti artisti. Guardare alle possibilità più che alle impossibilità è un’offesa al senso comune. Schiere di persone cosiddette “impegnate” stigmatizzano il solo porsi domande in tal senso. Ma questa è l’unica strada che resta invece insuperata e profondamente rivoluzionaria, perché contrasta la natura umana con le armi dell’umanità nell’uomo. Oggi, per molti, il teatro che non affronta direttamente temi di attualità è un teatro che parla di nulla, un teatro senza senso, senza valore politico. Ma non è l’uomo in tutte le sue migliori potenzialità l’attualità più attuale di tutte? Non dovrebbe esserci proprio l’essere umano nel suo più completo essere e sviluppo al centro della nostra ricerca? Non è questa azione di ricerca interiore, la più attuale tra le azioni? Molto più necessaria di quelle che sembrano definirci svilendoci e lasciandoci incatenati a una natura scritta per sempre?
Negli uomini ho imparato a cercare il bene, le potenzialità, non il buio, il male, i limiti.
La storia dell’uomo, quella parallela e tangente alla cosiddetta grande storia che tanto ci attira, è costellata di umanità che non si è arresa al senso comune, un’umanità curiosa, spesso definita geniale per allontanarla da noi, ma che indica invece possibilità in noi straordinarie.
Le domande di quelle donne e quegli uomini, in tutti i campi del sapere umano, della conoscenza, sono anche le nostre domande. Dove arriva un uomo possono arrivare tutti gli uomini.
Il protagonista di questa storia non accetta più la realtà in cui vive, decide di prendere le distanze da sé stesso e da un mondo in cui non si riconosce più. Parte per un viaggio che lo porterà a scoprire possibilità fino ad ora mai immaginate.
Questa è la scintilla iniziale.
“Lui” è il suo nome.
Il suo compito è portarci da un’altra parte, farci scoprire nuovi orizzonti. La sua missione è dimostrare che c’è un’altra possibilità. Deve svelare e dar forma a una visione che sembra impossibile realizzare.
Il nostro compito, al tempo stesso, è di portarlo da un’altra parte, fargli scoprire nuovi orizzonti. La nostra missione è dimostrare che c’è un’altra possibilità. Dobbiamo svelare e dar forma a una visione che sembra impossibile realizzare.
La distanza che separa noi e Lui è quella che ci troviamo a colmare e riempire di senso mentre scriviamo e viviamo la sua storia. Ciò che accade a Lui deve corrispondere a ciò che accade a noi nella nostra esistenza quotidiana.
Dobbiamo diventare capitani di noi stessi per traghettarci oltre noi stessi.
Armando Punzo
COMPAGNIA DELLA FORTEZZA
direzione artistica Armando Punzo
direzione organizzativa e cura dei progetti Cinzia de Felice
drammaturgia e regia Armando Punzo
musiche originali e disegno sonoro Andreino Salvadori
scene Alessandro Marzetti, Armando Punzo
costumi Emanuela Dall’Aglio
movimenti Pascale Piscina
aiuto regia Laura Cleri
assistente alla regia Alice Toccacieli
stage supervisor Andrea Berselli
sound engineer Alessio Lombardi
allestimenti Luca Dal Pozzo
collaborazione drammaturgica Elisa Betti, Laura Cleri, Paul Andrei Cocian, Lucio Di Iorio, Giulia Guastalegname, Rossella Menna, Francesca Tisano, Alice Toccacieli.
collaborazione artistica Silvia Bertoni, Isabella Brogi, Adriana Follieri, Daniela Mangiacavallo, Marco Gino Eugenio Marzi, Luisa Raimondi, Eden Tosi, Elena Turchi.
collaborazione agli allestimenti Pasquale Concas, Damiano D’Amico, Romeo Bogdan Erdei, Alessandro Lorena, Michael Occhionerelli, Mirko Pettinelli, Marian Iosif Petru, Luisa Raimondi.
assistenti ai costumi Ciro Afeltra, Paul Andrei Cocian, Pasquale Concas, Giovanni Colombo, Sara Fazio, Li Jin Jie, Wang Jie, Massimiliano Quartarone, Emilia Sandrucci, Salvatore Stendardo, Ilaria Strozzi, Giuseppe Terzo, Nay Bustos Tunoo, Alessandro Ventriglia.
assistenti volontarie e stagiste Valentina Corradini, Eva Dettori, Caterina Lanza, Annalisa Nangano, Margherita Pecchia, Bianca Rongone.
responsabile amministrativa Elina Pellegrini
coordinamento Eva Cherici
contabilità e segreteria Giulia Bigazzi
responsabile attività formative Marzia Lulleri
accoglienza Silvia Pasquinucci
collaborazione organizzativa Francesco Zollo
assistenza organizzativa Irene D’Alò, Jacopo Angiolini, Emiliano Gabellieri
ufficio stampa PepitaPuntoCom – Rossella Gibellini, Annamaria Manera
media e comunicazione Simone Pacini
graphic design Funambulo lab
foto di scena Stefano Vaja
video Nico Rossi, Gabriele Ciandri
consulenza del lavoro e fiscale Studio Picchi Associato
responsabile sicurezza Ing. Paolo Cantini
in scena
Luca Abate, Ciro Afeltra, Isabella Brogi, Lugi Ammendola, Abd Al Monsiff Abd Arahman, Wissem Azizi, Khalif Bashik, Elisa Betti, Valentin Bucur, Salvatore Buffone, Danil Chukwuka, Biagio Cipparano, Paul Andrei Cocian, Giovanni Colombo, Pasquale Concas, Salvatore Costantino, Maurizio Di Bella, Maurizio Diotallevi, Paolo Dori, Romeo Bogdan Erdei, Francesco Esposito, Francesco Paolo Ferrero, Luigi Fontana, Carmine Fratepietro, Federico Furlan, Domenico Giorgi, Giulia Guastalegname, Francesco Guardo, Antonio Iazzatta, Naser kermeni, Nik Kodra, Urim Laci, Patrik Lacomare, Matteo Ladogana, Christian Lafica, Antonio Lanzano, Jie Lin Jin, Alessandro Lorena, Davide Mannarà, Luca Matarazzo, Bustos Tunoo Nay, Toni Nezhai, Michael Occhionerelli, Iosif Marian Petru, Mirko Pettinelli, Fernando Poruthoutage, Michele Privitera, Armando Punzo, Massimiliano Quartarone, Andreino Salvadori, Ivan Savic, Samir Serjani, Salvatore Stendardo, Timon Tarantino, Dritan Ternova, Giuseppe Terzo, Francesca Tisano; Tommaso Vaja, Kuytin Veliu, Alessandro Ventriglia, Stefano Vezzani, Wang Jie.
con il sostegno di
MIC – Ministero della Cultura, Regione Toscana, Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, ACRI – Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio Spa, Comune di Volterra, Ministero della Giustizia Casa di Reclusione di Volterra
in collaborazione con
VaiOltre!, Anti Social Social Park, Fatti di Teatro