Per aspera ad astra 2019-2020
PER ASPERA AD ASTRA – COME RICONFIGURARE IL CARCERE ATTRAVERSO LA CULTURA E LA BELLEZZA
seconda edizione
progetto sostenuto e promosso da ACRI-Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio Spa
a cura di Carte Blanche – Centro Nazionale Teatro e Carcere
partner di rete:
Ivana Trettel/Opera Liquida/Casa di Reclusione di Milano Opera, Claudio Montagna e Luca Scaglia/Teatro e Società/Casa Circondariale di Torino, Daniela Mangiacavallo/Associazione Baccanica/Casa Circondariale di Palermo “Pagliarelli”, Enrico Casale e Renato Bandoli/Compagnia Gli Scarti/Casa Circondariale di La Spezia, Micaela Casalboni/Teatro dell’Argine/Casa Circondariale di Bologna “Dozza”, Vittoria Corallo/Teatro Stabile dell’Umbria/Casa Circondariale di Perugia “Capanne”, Alessandro Mascia/Cada Die Teatro/Casa Circondariale di Cagliari Uta, Alessio Papa/Teatro del Lemming/Casa Circondariale di Rovigo, Stefano Té/ Teatro dei Venti/Casa Circondariale di Modena e Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia, Grazia Isoardi/Voci Erranti/Casa Circondariale di Cuneo e Mireya Cannata/Teatro Necessario/Casa Circondariale di Genova “Marassi”.
Le fondazioni bancarie che hanno sostenuto il progetto Per aspera ad astra con ACRI: Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione Con il Sud, Fondazione CariSpezia, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Fondazione di Sardegna, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.
La proposta per una seconda edizione di quella che è stata la sperimentazione progettuale di Per aspera ad astra. Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza condotta nel periodo maggio 2018-marzo 2019 nasce dalle evidenze emerse nel corso della realizzazione delle attività riferite al progetto di cui sopra, forte in special modo degli eccellenti risultati oggettivamente conseguiti e dalle possibilità di sviluppo ritenute portatrici di valore aggiunto per ogni eventuale azione futura.
E’ appena il caso di ricordare che Per aspera ad astra è finalizzato a promuovere e/o rafforzare progetti attivi o di possibile prossima attivazione all’interno degli istituti penitenziari che mirino alla formazione, al recupero, alla rieducazione e alla risocializzazione del detenuto tramite il teatro nonché le arti e i mestieri propri dell’attività teatrale e che nella sua prima edizione ha visto coinvolte sei Fondazioni bancarie e, in maniera speculare, sei realtà teatrali con esperienze attive o di prossima attivazione all’interno di istituti di pena nei territori di riferimento di ciascuna di esse*.
I risultati del primo Per aspera ad astra sono stati estremamente lusinghieri e hanno mantenuto fede alle ragioni che, in partenza, ne hanno costituito lo spunto programmatico:
- dare consistenza a un mondo -quello del teatro in carcere- spesso incontrato, “indagato” e sostenuto da numerose Fondazioni bancarie e, altrettanto spesso, lasciato all’estemporaneità degli interventi condotti all’interno degli istituti penitenziari interessati in assenza di organicità e contenuti validi
- farlo “appropriandosi” della sistematizzazione di buone pratiche in un metodologia di intervento di successo quale è quella offerta dal “modello” dell’esperienza ultratrentennale della Carte Blanche/Compagnia della Fortezza nella Casa di Reclusione di Volterra.
In tal senso, Per aspera ad astra ha permesso di fare un salto di qualità tanto alle esperienze già attive quanto a quelle in via di partenza in quanto ciascuna di esse ha potuto dotarsi di strumenti (organizzativi, economici, amministrativi, valoriali, filosofici) prima mancanti o mai effettivamente strutturati; per di più, ha reso possibile (e, in alcuni casi, meno traumatico) la fuoriuscita da una sorta di situazione di “isolamento” rispetto alle azioni condotte.
Il significato di quest’ultimo assunto è ben presto spiegato: ciascuna esperienza, soprattutto quelle con più anni di storia, fa testo a sé in quanto l’approccio adottato ha dovuto confrontarsi inevitabilmente con le specificità degli istituti penitenziari ove esercita la propria attività. Questo status quo ha finito per rendere unica -senza che ciò fosse sinonimo di successo- ogni esperienza, parcellizzando in maniera parossistica gli approcci implementati nelle singole realtà. I tentativi di ricomporre queste differenze hanno dato luogo a tentativi di coordinamento, più o meno formali, rivelatisi essere delle scatole vuote in cui le teorizzazioni non si sono mai tradotte in pratiche che, concretamente, sono poi riuscite a impattare sulla concrezioni delle istituzioni e sulle condizioni e sui destini della popolazione detenuta.
Per aspera ad astra, invece, ha dato un ampio spazio alla dimensione pratica, individuando nei corsi di formazione professionale lo strumento-principe su cui incardinare ogni possibile opportunità di sviluppo. E’ anzi il caso di sottolineare come la formazione professionale abbia rappresentato il vero e proprio elemento di innovazione, il punto di rottura rispetto ai trend consolidati e/o all’abbrivo delle nuove esperienze. Le ragioni sono molteplici e investono gran parte dei portatori di interesse convolti:
DETENUTI: i corsi di formazione, aventi ad oggetto diverse “materie” inerenti le arti e i mestieri teatrali, creati con un calendario e erogati da professionisti competenti, assumono la stessa connotazione di un corso scolastico. I detenuti allievi iscritti frequentano i corsi e sono tenuti a registrare una percentuale minima di frequenza perché gli possa essere riconosciutà un’indennità (strumento sia di incentivazione alla partecipazione, ma soprattutto equo riconoscimento all’impegno profuso); il percorso ha pieno valore professionalizzante in quanto i partecipanti sono chiamati a mettere alla prova a livello pratico quanto appreso sia durante il corso quanto alla fine dello stesso, laddove sono state previste delle aperture con esito finale del laboratorio teatrale.
I corsi di formazione professionale devono sempre più rappresentare il ponte verso opportunità lavorative alle quali accedere proprio grazie alle competenze acquisite per il loro tramite. La questione dell’avviamento al lavoro è un elemento cruciale, e questo è dimostrato anche dalla tipologia di progettualità e di linee di finanziamento che il Ministero della Giustizia prevede: il reinserimento del detenuto attraverso l’attività lavorativa, di qualsivoglia natura, è preponderante. Per aspera ad astra può essere ancora più efficace se crea le condizioni per creare sinergie con altri bandi erogati dalle Fondazioni bancarie, ad esempio prevedendo facilitazioni a chi assume detenuti oppure ex detenuti provenienti da questi corsi.
Più in generale, siamo difronte ad una vera e propria nuova scolarizzazione, il cui valore dovrebbe essere ulteriormente consolidato puntando a corsi di durata almeno triennale in modo da corrobare tanto la formazione del detenuto quanto la valenza degli attestati rilasciati a fine corso equiparando il corso ad un percorso formativo scolastico e rendendolo quindi immediatamente spendibile nel mondo del lavoro. Da una parte, infatti, occorre considerare che risultati positivi, con una reale convezione di competenze, abilità e expertise non può essere veicolata in maniera spot, ma necessità di continuità; dall’altra, una maggiore rilevanza di tipo formale si traduce anche in maggiore consistenza a quello che il riconoscimento di tipo istituzionale (cfr. punto successivo);
ISTITUZIONE-CARCERE (direzioni, area socio-educativa, personale di polizia penitenziaria; livello locale e nazionale): come accennato poc’anzi, ci sono degli ambiti in cui la “forma” che accompagna la “sostanza” risulta essere cruciale. Quando l’attività in carcere non è più lasciata a carattere di estemporaneità, ma trova ordine e strutturazione come avviene con i corsi di formazione, automaticamente acquisisce i crismi per meritarsi riconoscimento e rispetto “istituzionale”. Una delle notazioni emerse dai partner del primo Per aspera ad astra, in particolare tra coloro i quali per la prima volta si sono meglio dotati di questo strumento, è che immediatamente tutte le parti in causa dell’istituzione-carcere hanno prestato maggiore ascolto e attenzione alla presenza in istituto di soggetti della società civile impegnati nell’attivazione ed erogazione di attività di tipo trattamentale a favore del detenuto. Un riconoscimento di questo tipo dota l’ente erogatore del servizio di maggiore credibilità, ne rafforza la presenza e la considerazione, costituisce il fondamento burocratico per giustificare e motivare ogni tipo di azione che può derivare dagli stessi corsi (ad esempio, per assumere i detenuti allorché si dovessero creare opportunità lavorative). In altri termini, a fronte di tutte quelle difficoltà che si possono tipicamente incontrare nelle istituzioni-totali, in particolare la resistenza al cambiamento declinata in tutte le sue forme, la formalizzazione dell’esistenza di un soggetto che con le stesse componenti dell’istituzione può discutere, dialogare, proporre costituisce il punto iniziale a partire dal quale affrontare ogni tipo di contrasto/difficoltà che il carcere presenta;
STAKEHOLDER/TERZE PARTI: il networking, la creazione di reti, è essenziale. Per sottrarsi dalle dinamiche proprie del carcere, una valida strategia è quella di portare il carcere stesso su un terreno diverso rispetto a quello sul quale è solito operare. In tal senso, il coinvolgimento di altri soggetti, uscendo dalla dicotomia carcere/operatore artistico, accresce il potere contrattuale rispetto alle rigidità e alle chiusure dell’istituzione.
Allo stesso tempo, perché si possa accrescere la propria credibilità rispetto a nuovi interlocutori, occorre parimenti creare le condizioni tali per attestarsi come ente credibile.
Questo vuol dire che come singolo operatore artistico non bisogna limitarsi al portare in fondo il “compitino” in carcere con una navigazione a vista, con progetti effimeri, ma creare i presupposti per dimostrarsi strutturati, organizzati, attivi. Questo accade anche se in grado di misurare e quantificare quello che si fa: ancora una volta, quindi, non si può prescindere da elementi oggettivamente identificabili. Ancora una volta è il corso di formazione professionale la base da cui far partire tutto.
L’obiettivo di Per aspera ad astra, pertanto, diviene quello di configurarsi come un progetto nazionale di rete in cui la Compagnia della Fortezza dirama il proprio modello operativo attraverso la replicabilità e l’erogazione di corsi di formazione professionale in carceri locate in tutto il territorio italiano.
Carte Blanche-Centro Nazionale Teatro e Carcere, ente che cura e gestisce le attività della Compagnia della Fortezza, mette a regime la propria esperienza più che trentennale nel mondo del teatro in carcere creando, curando e gestendo un progetto nazionale per il quale manterrà anche un ruolo di coordinamento e monitoraggio sull’andamento dei corsi, occupandosi di consulenza, condivisione di know how, messa a disposizione di strumenti ed expertise valide per un’adeguata realizzazione delle attività, supporto strategico.
Se la dimensione pratica è stata e deve continuare a essere quella dominante, il primo Per aspera ad astra non ha escluso margini di respiro per occasioni di confronto sulle differenze esistenti tra esperienza ed esperienza, tra carcere e carcere, tra territorio e territorio. La variabilità è tale che risulta essere abbastanza utopico pensare di riuscire, in un colpo solo, a risolvere tutte i fronti di intervento che in carcere si aprono e che pertengono i rapporti con le direzioni, il personale di polizia penitenziaria, gli educatori, etc., rispetto a quelle che sono le condizioni che sarebbe necessario implementare per un efficace operare.
Tuttavia, vi è un elemento unificante e si tratta della natura di quello che è il background formativo degli operatori degli enti che fanno teatro in carcere: esso è di tipo artistico-culturale. Intervenire con il teatro presuppone innanzitutto il conoscere cosa è il teatro; in secondo luogo, essere professionisti delle arti e dei mestieri teatrali e non operatori prestati al teatro o con una formazione prettamente educativa/sociale sgombera il campo da ogni fraintendimento (da parte dei detenuti) su quello che è il fine ultimo dell’agire in carcere; in ultima battuta, come già accennato, portare il campo di discussione su un terreno che non è quello del linguaggio dell’istituzione (trattamento, rieducazione, reinserimento, risocializzazione, etc), bensì quello del teatro (andare in scena, provare, replicare, costruire scenografie, etc), rappresenta una vera rivoluzione, un rovesciamento degli schemi tutt’altro che banale.
Spostando l’asse in tal modo, si creano le basi per attivare dei veri fermenti in carcere: solo allontanandosi dal terreno che è proprio del carcere si può ambire a trasformarlo. In tal modo, l’istituzione può imparare che esistono anche paradigmi di azione che, per via non istituzionale, finiscono ugualmente per ottenere risultati, in questo caso addirittura ampliati rispetto a strade più “normali” e più “normate”: si va dalla professionalizzazione del detenuto, dotando questi ultimi di un bagaglio formativo inerente le arti e i mestieri del teatro spendibile sul mercato del lavoro, alla creazione di spettacoli ed eventi culturali, arrivando comunque -in maniera implicita- a quell’intento trattamentale, di rieducazione, di risocializzazione, etc. che dovrebbe essere la funzione propria del carcere.
Se queste sono le premesse di cui dover tener conto, la seconda edizione di Per aspera ad astra deve essere in grado di fare tesoro dell’esperienza maturata nella prima edizione, partendo dalla riconferma del più alto numero possibile di realtà già in partenariato (tutte hanno raggiunto gli obiettivi incrementali previsti proporzionalmente al loro punto di partenza) e mettendo a regime i buoni spunti seminati ampliando ad un numero, ad ora, contenuto di nuovi soggetti così da mantenere alta la qualità del percorso progettuale.
Alla riconferma di alcune azioni, ve ne sono altre che vengono tarate in maniera diversa e di nuove che vengono proposte:
a. MACRO-AZIONE DI SCAMBIO E CONOSCENZA: meeting e workshop che convolgano e interessino tutte le carceri del circuito Per aspera ad astra, così modulati:
a.1) meeting cabina di regia: è un’attività preparatoria con la quale i registi delle esperienze pilota definiscono il come approcciare le successive fasi più operative;
a.2) masterclass di alta specializzazione con la Compagnia della Fortezza, destinata ad operatori artistici ovvero registi e/o artisti che intendono avviare un’attività artistico-teatrale in carcere o che sono già attivi in tali luoghi.
a.3) scambio di metodologie di lavoro: l’attività intende favorire la circuitazione di buone pratiche e la condivisione di peculiarità proprie del contesto in cui operano i partner di progetto secondo scambi a rotazione nelle realtà in rete. In particolare, lo schema delle rotazioni prevede che i nuovi partner di progetto visitino le carceri che già erano, nella prima edizione del progetto, sede di attività dei partner artistici. L’attività permetterà, quindi, di conoscere sul campo le realtà in cui operano alcuni tra i partner della prima edizione e le informazioni, il know how e l’esperienza così condivisa saranno ad immediata disposizione dei nuovi partner di progetto. Ciascun partner, in occasione dello scambio che ospiterà, può cogliere l’opportunità per estendere la partecipazione anche ad operatori artistici, sociali e del mondo universitario e contemplare anche sessioni alle quali possa partecipare il personale del carcere ospitante;
a.4) evento promozionale di portata nazionale: si tratta di una voce da sviluppare ancora in via definitiva in quanto l’attività in questione andrà a interessare anche il Consiglio Superiore della magistratura e il Ministero della Giustizia. L’intento è quello di realizzare un evento che abbia luogo a Roma e che funga da trampolino per promuovere a livello istituzionale nazionale la portata che il progetto Per aspera ad astra e la realtà che da esso è interessata stanno assumendo. L’evento sarà finanziato dalla cifra residua della prima edizione del progetto.
b. MACRO-AZIONE PROFESSIONALIZZANTE: corsi di formazione professionale nelle carceri del circuito Per aspera ad astra a favore dei detenuti per consolidare le proprie competenze nelle arti e nei mestieri del teatro. La formazione andrà parametrata al grado di esperienza già maturato e alla capacità di assorbire determinati standard minimi operativi. Una maggiore incisività potrà essere conseguita, come già accennato, puntando ad un allungamento dell’arco temporale -perlomeno per le esperienze che hanno già sperimentato la funzionalità dei corsi formativi durante la prima edizione del progetto- in cui siano garantite le condizioni per operare in modo da agevolare la progettazione, la programmazione e l’organizzazione delle attività nonché il loro valore intrinseco.